Christian Eriksen è tornato a parlare dei drammatici momenti vissuti nel giugno 2021, quando un arresto cardiaco lo colpì durante il match tra la sua Danimarca e la Finlandia…
Era il 12 giugno del 2021, a Copenaghen si giocava Danimarca-Finlandia, valida per la prima giornata del gruppo B dell’Europeo che poi si concluse con il successo dell’Italia. Poco dopo la mezzora, Christian Eriksen, giocatore allora di proprietà dell’Inter e stella della nazionale danese, crolla a terra privo di sensi, colpito da arresto cardiaco.
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Simon Kjaer corre verso di lui, gli tira fuori la lingua dalla gola, evitando il soffocamento. Sono attimi di terrore puro, di ansia, angoscia, i sanitari sono in campo, effettuano il massaggio cardiaco a Eriksen, gli mettono la maschera dell’ossigeno. Il cuore però si ferma, il giocatore di fatto è privo di vita per alcuni minuti, ma i soccorsi hanno gli effetti sperati e il cuore di Eriksen torna a battere, riportandolo ai suoi cari e a tutto il mondo del calcio. L’arresto cardiaco lo costringe ovviamente a un intervento che gli impianta una defibrillatore cardio-ventricolare e a un lungo periodo di riposo.
In Italia il regolamento gli vieta di tornare a giocare a calcio, chi ha subito un arresto cardiaco e ha impiantato un defibrillatore non può praticare sport agonistico nel nostro Paese. Lo può fare altrove, come in Inghilterra, dove Eriksen è tornato a giocare prima con la maglia del Brentford e poi con quella del Manchester United. Ricordando quei giorni, però, è ovvio che lo stato d’animo del centrocampista sia di sollievo, ma anche di dolore: “Le immagini di ciò che è successo le ho riguardate qualche volta. La prima due giorni dopo l’arresto cardiaco, quando ero in ospedale. Sono state immagini dure da guardare e ho cercato di trattenere le emozioni. Ho cercato di analizzare ciò che era accaduto in maniera distaccata, ma non era semplice e chiaramente non mi ha fatto sentire meglio”, ha detto al Telegraph.
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La famiglia lo ha spinto a tornare a fare ciò che ama: “Sono stati loro a darmi la forza di riprendere a giocare a calcio. Mi hanno spinto a farlo e questo è stato fondamentale per me. Prima di tutto volevo riprendermi la mia vita, tornare a fare le cose di tutti i giorni, ma quando ho capito che potevo anche riprendere a giocare, non ci ho pensato due volte. Amo il calcio”.
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